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Primoz Roglic : un anno incredibile.


Roglic taglia il traguardo della penultima tappa : è il vincitore della Vuelta per il secondo anno di fila. Foto : Getty Images

Quando nella ventesima tappa del Tour 2020 ho visto Roglic perdere tutto il suo vantaggio nella cronometro che avrebbe deciso il vincitore della maglia gialla, ho riflettuto molto sul significato di quella sconfitta e di quello che avrebbe comportato prima che allo sportivo alla "persona" Primoz Roglic. Lo ammetto : per tutto il Tour, vedere la Lotto-Jumbo dominare la corsa come la Sky dei tempi migliori, mi ha dato sui nervi. Un treno impeccabile, una macchina da guerra in cui ogni ingranaggio funzionava alla perfezione, con dei gregari che sarebbero stati capitani nella maggior parte delle altre squadre. Sembrava che nulla potesse succedere ad una formazine così strutturata, tanto che dopo aver visto Wout Van Aert tirare come un matto sulle salite al pari di uno scalatore navigato, la voglia di scagliare via il telecomando e non guardare più un Tour già scritto era molta. Ma ecco che come sempre, succede l'impossibile, quello che nessuno avrebbe mai pronosticato ( o forse chissà , nella mente di Roglic l'idea che questo Tour potesse perderlo era già presente, ma questo non potremo mai saperlo). Una giornata che in fondo doveva essere la coronazione di un sogno, il traguardo di una vita, "l'ex amatore che vince il Tour" (oddio, questa considerazione lascia un po' il tempo che trova, è vero che Primoz ha gareggiato negli amatori ma non è mai stato un amatore, non scherziamo), la consacrazione finale, il biglietto da timbrare per entrare nell'Olimpo dei grandi. Il suo connazionale, il ragazzino tremendo Tadej Pogacar, tira fuori dal cilindro una prestazione stratosferica, qualcosa che non si vedeva da anni. Miglior tempo di scalata alla Planche des Belles Filles, senza potenziometro, recuperando quei 50 secondi che lo distanziavano da Roglic, diventando così in quel momento il più giovane vincitore della storia del Tour battendo ogni record a 21 anni, facendo propria anche la maglia Bianca e la maglia a Pois. Ed è stato proprio in quel momento, quando ho visto Pogacar vincere, che ho capito perchè avrei voluto veder vincere Primoz. Fino a pochi secondi prima della partenza, tifavo per l'impresa di Tadej, sono ancora quell'inguaribile romantico che crede nelle imprese sportive, nel ribaltare il risultato, nel segnare il gol al novantesimo che regala la vittoria, ma l'immagine di Roglic distrutto, con il casco storto, che attraversa la linea del traguardo con la consapevolezza di aver perso è stata per me una delle immagini di sport più forti degli ultimi anni. Un intero Tour a sperare che potesse succedere qualcosa, quel qualcosa succede e alla fine non sono contento. Perchè? Perchè in fondo questo istante ha fatto scoprire al mondo l'umanità dello sloveno. Ad essere sincero, non sono mai stato affascinato da Roglic, da quel suo modo di pedalare scomposto, dai suoi attacchi mancati, dal suo modo di correre programmato in laboratorio, da quella mancanza di emozioni che sanno invece regalare altri corridori, tanto è vero che sono sempre stato uno dei suoi grandi detrattori riconoscendone comunque la grandezza e la forza. La sua sconfitta al Tour invece ha segnato per me la sua vittoria più grande : riuscire ad entrare nel cuore di molti tifosi, o quanto meno nel mio. La sua grandezza sta tutta in quell'abbraccio sincero, voluto e spontaneo con il suo connazionale più giovane che lo aveva appena battuto. Uno piangeva dalla gioia, l'altro per l'amarezza della sconfitta. Nel suo buttarsi a terra sfinito, sudato, confortato solo dai suoi compagni di squadra allibiti ho potuto rivedere la bellezza di questo sport, fatto di vittorie e di sconfitte, di gioie e di dolore.

In quel momento ho pensato che la sua carriera fosse ad un bivio : o sarebbe crollato definitivamente o avrebbe trovato le forze per rinascere, e mai avrei immaginato che sarebbe bastato così poco tempo per vederlo di nuovo vittorioso. Dopo il sesto posto ai Mondiali di Imola, in cui in molti lo hanno criticato per non aver aiutato Van Aert a ricucire il buco con Alaphilippe, poi vincitore meritatamente del titolo iridato, succede nuovamente l'impensabile. In una Liegi - Bastogne - Liegi di livello altissimo, un errore sulla linea del traguardo davvero pazzesco del neo campione del mondo regala la vittoria ad un Roglic che finalmente può alzare le braccia al cielo dopo la cocente delusione del Tour. Un riscatto non indifferente, dopo essersi giocato la vittoria con i protagonisti delle maggiori competizioni mondiali, ovvero il solito Alaphilippe, il vincitore del Tour Pogacar e quel Marc Hirschi che è riuscito a stupire tutti in questa stagione a suon di vittorie pesanti.

La ciliegina sulla torta arriva però con la vittoria della Vuelta, la seconda consecutiva, con 4 vittorie di tappa in una gara che ha saputo regalare spettacolo in ogni frazione, con un Carapaz di altissimo livello che è stato in grado di mettersi in mostra dopo il successo dello scorso anno al Giro, confermando che quella vittoria non era arrivata per caso ( ancora una volta, demeriti di Nibali? No, semplicemente Carapaz lo scorso anno è stato fortissimo, consiglio a tutti di vedere il documentario su Netflix "Dietro la prossima curva", in cui si parla oltre che delle pazze tattiche della Movistar anche della vittoria del Giro).

Il suo grido finale dopo aver realizzato che l'attacco dell'ecuadoriano non era servito a rubargli la maglia rossa, è emblematico di quanto Primoz abbia cercato e voluto questa vittoria. In quanti avrebbero saputo riscattarsi dopo una sconfitta pesante come quella del Tour? Tenere di testa dopo un anno così ed un secondo posto in terra francese che ancora fa male, non è cosa da tutti. Stiamo parlando di un campione di primo livello, con una Vuelta e una Classica Monumento conquistati in questo 2020, 12 vittorie, 32 volte nella Top 10 e dieci secondi posti. Numeri che da soli basterebbero per mettere a tacere quanti non riconoscono nonostante tutto la sua forza. Come già detto, il numero di Pogacar nella crono è stato qualcosa che ancora oggi stupisce, un gesto sportivo che difficilmente rivedremo nei prossimi anni. Probabilmente non sarà mai in grado di emozionare come Pantani, di essere vicino alla gente come Sagan o altri, ma sicuramente siamo di fronte ad un Atleta con la A maiuscola, in grado di dare ancora molto a questo sport grazie alla sua esperienza, e che sicuramente punterà nuovamente alla vittoria del Tour de France, imparando dagli errori del passato.

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